Una storia straordinaria

Siamo ad Asolo, nella prima metà dell’Ottocento. Come in tutta la campagna veneta, la bachicoltura e l’artigianato tessile affiancano le attività agricole. Nel 1848 un soldato comasco fabbrica un particolare telaio per tessere la seta: ha un solo pedale, caratteristica che lo sottrarrà a quella meccanizzazione che porterà all’affermazione del tessuto jacquard in tutto il mondo. A gestire questa prima tessitoria è la famiglia Velo, e le richieste di tessuti arrivano soprattutto da Venezia e dalla Riviera del Brenta.

Nel 1886, dopo un passaggio a Palazzo Razzolini Fietta, i Velo trasferiscono la tessitoria nei pressi della villa abitata dall’intellettuale inglese Herbert Young. Young, pittore e fotografo, nel 1901 decide di acquistare il laboratorio e di aumentare il numero dei telai.

Ma la svolta arriva grazie a Lucy Beach, una giornalista americana di Pasadena in visita ad Asolo. Lucy “scopre” il laboratorio e questi telai che, a suo dire, “tessono come nell’antica Roma”: se ne innamora e decide di rilevare le quote dei Velo. Apporta delle modifiche ai telai, così che possano lavorare non più canapa e lane grosse, ma seta e lane pregiate da esportare negli Stati Uniti. Il laboratorio viene trasferito nella più spaziosa Torre Dieda di Asolo.

Per esportare, però, serve un nome. Lucy registra il marchio a Treviso, ma per un inciampo del suo italiano imperfetto “tessitoria” diventa “tessoria”. Nasce Tessoria Asolana.

Alla fine della Grande Guerra, Lucy Beach deve tornare in California. Vende la Tessoria a una pittrice inglese, Flora Stark, amica di Herbert Young e del poeta Robert Browning. Ad Asolo, Flora dà vita a un salotto culturale frequentato da letterati e artisti inglesi, richiamati dalla presenza di Browning: tanto fermento non fa che accrescere la popolarità e il prestigio della Tessoria. I Trenta sono gli anni dei premi alle Esposizioni Internazionali, della medaglia d’oro alla Triennale di Milano, delle collaborazioni con Giò Ponti e con lo studio BBPR.

È anche il periodo in cui, in Veneto, comincia una imponente opera di restauro delle ville palladiane: Flora ha l’idea di ispirarsi ai motivi e ai colori degli affreschi per realizzare stoffe per divani, tovaglie, tende e copriletti. Sono capolavori di artigianato tessile che ancora oggi si possono ammirare a villa Barbaro (Maser) e a villa Malcontenta (Mira).

Nel 1940 l’Italia entra in guerra contro Gran Bretagna e Francia: Flora Stark è costretta a riparare negli Stati Uniti e la Tessoria viene confiscata fino al 1945. A salvare il laboratorio è Carolina Piaser detta Caroli, collaboratrice di Flora, che difende stoffe e telai dalla distruzione.

Nel dopoguerra Caroli riprende l’attività come braccio operativo di Freya, figlia di Flora.
Eccola, dunque, Freya Stark, scrittrice, esploratrice e cartografa: raccogliere l’eredità della madre e far conoscere i tessuti della Tessoria in tutto il mondo: alle sete asolane aprono le porte Buckingham Palace e le più importanti residenze internazionali. Allo stesso tempo, viaggiatrice instancabile, determinata a penetrare realmente l’intima natura dei posti visitati (“Per una viaggiatrice essere trattata con riguardo significa troppo spesso essere ostacolata”), Freya porta ad Asolo stoffe straniere alle quali ispirarsi per nuovi colori e nuove trame. Ma la novità più importante verrà – inaspettatamente – dall’Italia, da Venezia.

Nel 1963 giunge ad Asolo il “professore” Carlo Scarpa: ci vivrà per dieci anni, in una casa-studio situata proprio sopra la Tessoria. Scarpa ha già realizzato la Gypsotheca Canoviana a Possagno e dal ’69 si dedicherà a Tomba Brion a San Vito di Altivole: eppure ad Asolo – stando almeno all’assenza di opere e progetti – non costruisce nulla. Le uniche sue architetture sono di seta: i tessuti realizzati in collaborazione con Freya Stark e Caroli Piaser. In un velo appena palpabile sono condensate la sensibilità, il pensiero e il rigore progettuale di questo grande architetto.

Quando Caroli lascia l’attività, inizia per la Tessoria un periodo di lento decadimento, fino alla chiusura.

Nel 2015 viene ripreso il filo di una tradizione che sarebbe stato delittuoso cancellare. Ed è ancora una volta una donna a farlo: Carla Tomasella, che acquisisce Tessoria Asolana e rimette in funzione gli antichi telai. E la storia – questa lunga storia che intreccia gusto, passione e saper fare italiani, questa storia dipanatasi sotto la sapiente guida di menti e mani femminili – può finalmente ricominciare.